Quadraro è la zona urbanistica 6C del Municipio Roma V di Roma Capitale che si estende sul quartiere Q. VIII Tuscolano.

Il termine "Quadraro" figura già nel Catasto Alessandrino, per indicare la zona che dalla Porta Furba si estendeva verso i Castelli Romani. Stante a quanto riportato ne " Le strade di Roma - Vol 5", Newton Compton, il toponimo nasce a seguito della cessione da parte dei monaci dell'abbazia di Sant'Alessio all'Aventino di una vasta tenuta agricola a scopo di piantagione a frutto (enfiteusi) ad un certo Guatralis. Dalla corruzione del nome dell'enfiteuta è disceso il nome Quadrario. Secondo altre fonti il nome deriva invece da un acquedotto consorziale, destinato ad un gruppo di 4 utenti. Altri invece fanno risalire il nome da un castello, presente nell'area, detto pure Quadraro, che fu di proprietà di Giacomo degli Arcioni, poi di  Annibaldo degli Stefaneschi, di Alessio dei Cenci e infine della famiglia Della Valle.

Fino agli anni '30 con tale toponimo si indicava tutta la zona a sud-est di Roma che si estendeva da Porta Furba agli stabilimenti di Cinecittà. Quando gli stabilimenti cinematografici furono completati, la zona da "Quadraro" prese il nome di "Cinecittà", così come tutto il tessuto urbano che sorse attorno.

Sopravvisse il termine Quadraro per indicare l'insediamento urbano più antico, quello perimetrato dalla Via Tuscolana, Via di Porta Furba, Via degli Angeli e Via di Centocelle. Un insediamento che risale all'inizio del '900, con una lottizzazione ben progettata che aveva prodotto una struttura urbanistica basata su villini di due, o al massimo tre, piani con attorno aree verdi comprese tra gli 0,2 e gli 0,5 ettari. Un modello urbanistico simile a quello osservabile al Pigneto nella cosiddetta area dei "Villini dei Ferrovieri", oppure a Tor Pignattara nella cosiddetta area dei "Villini Santa Maria"). A quest'area ci riferiamo nella nostra ricerca e quest'area includiamo nel contesto dei territori ecomuseali.

Durante gli anni della guerra il quartiere era definito "nido di vespe", a causa del disprezzo verso tedeschi e fascisti nella zona. Era un rifugio sicuro per partigiani, renitenti alla leva e politici tanto che si diceva che per sfuggire dai tedeschi, "o vai al Vaticano o al Quadraro".

Il 17 aprile 1944 l'esercito tedesco rastrellò per rappresaglia il quartiere e oltre 900 uomini furono deportati in Germania. Alla fine del conflitto solo la metà di questi fece ritorno a casa.

Negli ultimi mesi della guerra il Quadraro fu meta di moltissimi immigrati dalle città bombardate come Cassino e di sfollati dalla Roma più centrale, obiettivo dell'assalto degli alleati.

Questo comportò il sorgere di case e casette, il più delle volte costruite con mezzi di fortuna, che riempirono i lotti non ancora edificati e molti spazi dei giardini e degli orti, dando al Quadraro un aspetto più di "borgata" che di quartiere. Questo processo di edificazione spontanea ebbe poi il suo apice negli anni dopo la guerra fino agli anni sessanta e in misura minore, settanta. Attualmente il Quadraro sta vivendo un periodo di recupero e rivalutazione dei suoi aspetti storici e urbanistici. È stato definito un "paese nella città".

Il 17 aprile 2004, al quartiere viene assegnata la medaglia d'oro al merito civile dalla Presidenza della Repubblica italiana.

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Mural dell’artista Alessandro Sardella, visibile in via dei Corneli 12

Opera dell’artista berlinese Jim Avignon visibile in via dei Pisoni 36