La Marranella è una delle tre anime di Tor Pignattara. Prende il nome dall'omonima via e si estende da Piazza della Marranella a via del Pigneto, da via Tempesta a via Labico

Il nome

Via della Marranella deve il suo nome ad un torrente, appunto Marranella, che nasce tra i colli Albani, attraversa l’Appia Antica e termina a Ponte Mammolo sfociando nel fiume Aniene. All’interno dell’area metropolitana di Roma, prende il nome di fosso della Marranella per distinguerla dagli altri fossi che attraversano la campagna romana. All’altezza della via di Acqua Bullicante riceve le acque delle sorgenti del bullicame, cosiddette per la presenza in esse di emanazioni gassose sulfuree.

La storia

Fino agli anni ’20 del ‘900 il torrente formava un grosso bacino di raccolta delle acque di scolo, diventando, negli anni Venti, una fogna a cielo aperto. La via sorge contemporaneamente all’insediamento popolare di Tor Pignattara. A differenza di quest’ultima – oltre l’essere al di qua e al di là della via Casilina – è la natura dell’insediamento che si connota immediatamente come borgata: non ci sono servizi, l’ambiente è malsano, non ci sono trasporti pubblici, gas e strade asfaltate.

La borgata dei migranti italiani

La zona ad inizio del secolo scorso è meta degli immigrati, specialmente del sud Italia, che arrivano in zona alla ricerca di un terreno a basso costo, fuori dalla cinta daziaria, in cui impiantare un’attività privata di tipo familiare. Al piano terra il negozio. Al primo piano l’abitazione, con il tetto “piatto” perché se la famiglia s’ingrandisce. Così l’area dall’inizio del secolo per i decenni successivi inizia – sempre nelle difficoltà dovute al contesto di aree scarsamente servita dal pubblico – a mutare fisionomia: a fianco alle botteghe di maniscalchi, fabbri, falegnami e alle osterie, cominciano a comparire forni, torrefazioni, vetrerie, fabbriche di lampadine e depositi di materiali vari (che nel fosso della Marranella hanno uno scarico naturale).

Il tombamento del fosso e lo sviluppo dell'area

Si espande e sviluppa così una borgata semi-rurale che ha la fisionomia di case basse, economiche, con orti e prossime a aree di campagna ancora vergine. Fisionomia, questa, che la via condivide con la vicina Via dell’Acqua Bullicante e che lo distingue nettamente da quello di Tor Pignattara che segue logiche del tutto diverse. Nel 1934 il fosso viene tombato ed inizia la stabilizzazione della borgata, con la costruzione di alcune palazzine in stile, la dotazione dei servizi di minima e la progressiva espansione verso l’attuale Via Perestrello (prima la via terminava all’altezza dell’attuale Via Visconte Maggiolo e per proseguire verso est bisognava girare su Via Lodovico Pavoni, che allora si chiamava vicolo della Marranella). Questi sono gli anni della costruzione del Cinema Impero e della Scuola Carlo Pisacane (allora scuola Luigi Michelazzi).

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Antica cava a cielo aperto per l’estrazione di blocchi di tufo

Insediamento rurale del III-II sec a.C.

Il mural più alto di Roma si staglia ai confini fra il quartiere di Tor Pignattara e Pigneto

Uno dei mural più controversi e scenografici del quartiere realizzato dall’artista svedese Etnik

Dulk disegna un’improvvisa irruzione di un paesaggio naturale, fantastico e onirico nel complesso delle facciate anonime dei palazzi anni ’70 della zona.

Un bimbo su un elefante. Un’immagine straniante alla fine di Via Pavoni. Proprio laddove l’ex vicolo della Marranella s’interrompe per far posto al cantiere “infinito” di Via Alò Giovannoli