Adolfo Bonfanti, romano, classe 1907 lavora fin da giovane come macellaio e abita con la moglie Fernanda Giovannoni nel vicino borghetto Alessandrino in via dell’Acquedotto Alessandrino 27 (oggi via Fausto Pesci). Nel febbraio 1943, all’età di 36 anni, viene richiamato alle armi “per esigenze militari di carattere nazionale” e arruolato nel 22° Reggimento Artiglieria Contraerei a Palermo, da cui è congedato poco dopo.

I giorni successivi all’armistizio dell’8 settembre 1943, il Comitato di Liberazione Nazionale costituitosi a Roma suddivide la Città in 8 zone differenti per coordinare al meglio la guerriglia contro l’occupante tedesco. I quartieri dell’odierno V Municipio del Comune di Roma – Pigneto, Tor Pignattara, Villa Certosa, Gordiani, Centocelle, Alessandrino, Quarticciolo e Quadraro – rientrano nell’allora VIII^ zona partigiana. Quest’area che fa parte del suburbio cittadino è delimitata e attraversata da tre strade consolari molto importanti, Via Prenestina, Via Casilina e via Tuscolana, su cui le formazioni partigiane compiono moltissime azioni militari notturne contro i convogli militari nazifascisti in transito verso i fronti di Cassino e di Anzio. Dopo l’occupazione tedesca di Roma, molti dei legami territoriali tipici di una vecchia quotidianità locale, si riconvertono in vere proprie maglie che contribuiscono a costituire l’articolata trama delle reti clandestine tipiche delle borgate ribelli come nel caso del Quadraro. A costituire queste comunità ribelli sono comunisti, socialisti, cattolici, liberali, militari del Fronte Clandestino, monarchici e Carabinieri della Banda Filippo Caruso. Infatti il comando tedesco di Roma si convince ben presto che il Quadraro è uno dei capisaldi della Resistenza romana, arrivando a definirlo “un nido di Vespe”, per la facilità con cui le bande partigiane possono di fatto “sparire” fra i vicoli e le case della borgata.

Adolfo Bonfanti aveva aderito al Partito Socialista e svolgeva l’attività di sabotatore lungo la linea Roma-Cassino, insieme ai compagni di Brigata Gaetano Butera, Leonardo Butticè, Goffredo Romagnoli e Gastone Gori. Il 15 febbraio 1944 si trova insieme agli altri quattro compagni nei pressi della linea ferroviaria Roma-Cassino nell’operazione di sabotaggio alle linee telefoniche. Soltanto lui riesce a fuggire all’arresto, mentre i suoi compagni sono catturati, condotti a via Tasso finendo trucidati alle Fosse Ardeatine il 24 marzo.

Il 10 aprile 1944, giorno di Pasquetta, tre giovani partigiani socialisti della borgata fra cui Giuseppe Albano, detto “il gobbo del Quarticciolo”, si trovano come molti altri avventori in un’osteria fuori porta sulla via Tuscolana attirando l’attenzione di tre soldati tedeschi che li vogliono arrestare. Il 17 aprile 1944, il tenente colonnello delle SS Herbert Kappler, fatto circondare interamente l’abitato del Quadraro, dà l’ordine di eseguire l’Operazione Balena, nome in codice Unternehmen Walfisch. Vengono rastrellati oltre 700 uomini di età compresa tra i 16 e i 60 anni e avviati inizialmente nel campo di transito di Fossoli, per poi essere definitivamente impiegati in Germania per il servizio di lavoro coatto. Tra loro c’è anche Adolfo Bonfanti.

Il 2 maggio 1944, dopo un estenuante viaggio assieme agli altri rastrellati, Adolfo arriva a Fossoli dove riceve la matricola n.945. Il 24 maggio, con i suoi compagni di prigionia, viene avviato verso la Germania con un trasporto speciale, da cui riesce però a scappare. Nel tentativo di ritornare verso Roma, Adolfo in qualche modo entra in contatto con la 36^ Brigata Garibaldi Bianconcini, una formazione partigiana che combatte sull’Appennino tosco-romagnolo, in provincia di Ravenna. Tra il 10 e il 12 ottobre 1944, la brigata è protagonista di una battaglia cruenta nella valle di Purocielo contro i reparti nazifascisti che vogliono eliminare tutte le formazioni partigiane per rallentare l’avanzata degli Alleati. Il 12 ottobre Adolfo, nome di battaglia “il Romano”, muore combattendo nel tentativo di proteggere la ritirata dei suoi compagni a Brisighella.

Adolfo Bonfanti è fra i partigiani ricordati nel Sacrario dei Partigiani in piazza del Nettuno a Bologna e il suo nome si trova ancora scolpito su una lapide in via dei Lentuli e che recita “A.N.P.I. COMANDO 8^ ZONA AI MARTIRI DELLA LIBERTÀ – Romagnoli Goffredo, Gori Gastone, Butticè Leonardo, Butera Gaetano, Bonfanti Adolfo”.

Fonte: La ricerca è stata curata dallo storico Riccardo Sansone, autore della relazione per il conferimento della Medaglia d’oro al Valor civile al quartiere romano di Centocelle.

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