L’abitato prende il nome dal Casale che si affaccia sulla via Casilina e oggi di proprietà di un istituto religioso, conosciuto appunto come Villa Certosa e detto anche “La Favorita”. L’area era parte di una grande tenuta, conosciuta con il nome di Casetta degli Angeli. La tenuta e l’antico casale furono di proprietà dell’Ordine dei Frati Certosini di Santa Maria degli Angeli fino alla seconda metà dell’Ottocento.

Il quartiere attuale sorge da una lottizzazione, avviata nel 1926 dall’ultima proprietaria della tenuta, la contessa Giuseppina Eleonora Ojetti Apolloni. Il progetto prevedeva due frazionamenti: il primo, quello del piccolo lotto lungo via di Villa Certosa e via Bartolomeo Genga, viene edificato a palazzine; il secondo, quello lungo via dei Savorgnan, viene frazionato e ceduto ad un consorzio di abitanti e conosciuto inizialmente come Borghetto degli Angeli, sopravvivenza del nome dell’antica tenuta certosina. Contemporaneamente il casale di Villa Certosa viene donato dalla famiglia Ojetti Apolloni alle suore di Nostra Signora di Namur, che costruiranno poi un secondo edificio lungo via Francesco Paciotti.

Durante la seconda guerra mondiale il quartiere – che sotto il regime fascista aveva accolto sorvegliati politici e antifascisti prima residenti nel centro storico o immigrati di recente – subisce numerosi bombardamenti Alleati, trovandosi nelle adiacenze della linea Roma-Cassino, mentre il contingente austriaco di stanza presso la stazione ferroviaria Casilina costringe gli abitanti a subire la presenza quotidiana dei soldati tedeschi.

Si costituisce quindi un forte nucleo di Resistenza, armata e civile, che fa capo soprattutto a Bandiera Rossa, e che agisce attraverso il comandante Vincenzo Pepe. Un impegno che ha anche epiloghi tragici, come la fucilazione del partigiano Guerrino Sbardella (ricordato con la pietra d’inciampo in via dei Savorgnan n.52) e l’uccisione di Pietro Principato il 4 giugno 1944 (ricordato nella targa marmorea in via Galeazzo Alessi n.126).

Nel secondo dopoguerra il quartiere ha visto l’ampliamento della zona, con l’edificazione delle palazzine lungo via Galeazzo Alessi e via Filarete. Oggi la memoria del quartiere è legata anche alla tragica morte del giovane militante comunista Ciro Principessa, ucciso da un neofascista presso la sezione del PCI “Nino Franchellucci” in via di Tor Pignattara, dove svolgeva attività volontaria presso la biblioteca popolare.

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