In via Raimondo Montecuccoli è stata girata una delle scene più toccanti e iconiche di Roma città aperta. L’urlo di Pina che insegue la camionetta è infatti uno dei momenti più indimenticabili della carriera artistica di Anna Magnani. Quella corsa disperata per fermare il camion che sta portando l’uomo che doveva posare di lì a pochi giorni. Quella mano alzata e il grido straziato e straziante “Francesco! Francesco!”. E poi la caduta, la morte e l’abbraccio di Marcello. Una sequenza impressa nell’immaginario collettivo e girata sul selciato di una via del nostro territorio.

Curiosità

Il film fu girato in economia e questo, insieme alla penuria di pellicola, impose a Rossellini la regola di mantenere quasi sempre la regola del “buona la prima”: una sfida nella sfida visto che tranne alcuni (Fabrizi e Magnani in primis) molti attori era presa dalla strada.  Come Vito Annichiarico, il bambino che interpreta Marcello nel film.

Nato a Grottaglie (Taranto) era salito a Roma con la famiglia nel 1938. Aveva 10 anni quando Rossellini lo vide all’angolo fra via del Tritone e via Crispi dove faceva lo sciuscià. Ogni mattina Vito andava sul “posto di lavoro” a piedi, partendo da Largo Preneste dove viveva con la famiglia.

Durante la scena girata a via Raimondo Montecuccoli come ci racconta Vito nel libro Roma città aperta: Vito Annicchiarico, il piccolo Marcello, racconta il set con Anna Magnani Aldo Fabrizi Roberto Rossellini a 70 anni dall’uscita del film, Gangemi Editore, 2016

La prima volta che girammo quel ciak […] mi sono messo a piangere. L’abbiamo dovuta rigirare quella scena. Ho piano per almeno mezz’ora. Mi ero talmente immedesimato in quel bambino che perdeva la madre da non riuscire più a smettere di piangere.

Note sul film

Roma città aperta è un film del 1945 diretto da Roberto Rossellini ed è una delle opere più celebri e rappresentative del neorealismo cinematografico italiano. È il film che fece acquisire notorietà internazionale ad Anna Magnani (che vinse l’Oscar come attrice non protagonista nel 1946), co-protagonista insieme ad Aldo Fabrizi, qui in una delle sue interpretazioni più famose.

La storia del film ricostruisce quella vera di Teresa Gullace e Don Giuseppe Morosini (in realtà Don Pietro, condensa diverse figure di “parroci resistenti”, come Don Raffaele Melis, Padre Raffaele Melis e ovviamente Don Pietro Papaggallo), nella città “liberata” e lacerata nell’anima, impaurita dalle retate nazifasciste, la ferocia e dove alberga la fame, la borsa nera e la morte è in agguato.

È il primo film della Trilogia della guerra antifascista diretto da Rossellini, a cui seguiranno Paisà (1946) e Germania anno zero (1948). In virtù del suo grande successo, il film ha a lungo definito l’immagine dell’occupazione tedesca di Roma e della Resistenza romana nell’immaginario collettivo.

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Strada pubblica. Al civico 17 si trova una targa che ricorda la scena

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