L’Acquedotto Alessandrino (Aqva Alexandrina) venne realizzato nel 226 d.C. per volontà dell’imperatore romano Alessandro Severo (11 marzo 222 – 19 marzo 235).

L’acquedotto aveva la funzione dell’approvvigionamento idrico delle Terme di Nerone che erano situate in Campo Marzio presso il Pantheon (pressappoco nella zona occupata oggi da Palazzo Madama) e che erano state radicalmente ristrutturate dallo stesso imperatore (e per questo vennero chiamate anche “Terme Alessandrine”). Le sue acque venivano captate in località Pantano Borghese, lungo l’antica via Prenestina, 3 km a nord dell’abitato di Colonna. Le arcate dell’acquedotto Alessandrino, che si sviluppava in speco sotterraneo fino alla tenuta di Torre Angela, sono tuttora visibili sui vari fossi fino a via di Tor Pignattara. Da qui lo speco procedeva nuovamente interrato fino ad entrare in Roma dalla zona cosiddetta ad spem veterem (attuale Porta Maggiore). L’arcata più grande è quella su viale Palmiro Togliatti, circa 15m.

Percorso dell'Aqva Alexandrina

Il percorso dell’Acquedotto Alessandrino

Dell’aspetto originario manca la chiusura. I mattoni sono stati prodotti con argilla presa dai laghi del Lazio fatta seccare al sole; si tratta dell’ultimo degli 11 grandi acquedotti dell’antica Roma. Il percorso complessivo era di 22 km e la portata giornaliera pari a 21.632 m³.

L’area dell’Acquedotto Alessandrino fu interessata nel corso del ‘900 da fenomeni massicci di edilizia spontanea. Immigrati dal sud Italia ma anche sfollati del centro durante il periodo fascista costruiscono le loro case (le celebri baracche riportate in tante foto d’epoca) addossandole proprio all’acquedotto. Case senza servizi, costruite in economia, in cui vivevano nuclei familiari numerosi in condizioni igienico sanitarie pessime. Uno degli esempi più conosciuti è il cosiddetto Borghetto Alessandrino che sorgeva nella zona attualmente occupata dal Parco Giordano Sangalli, o il borghetto che sorgeva all’altezza dell’attuale Palmiro Togliatti. Di quest’ultimo sono celebri le foto relative alla spaventosa alluvione del dicembre 1942, dove si vedono le barche venute in soccorso degli abitanti.

Alluvione dicembre 1942

Persone tratte in salvo durante l’alluvione del 1942, proprio dove l’acquedotto incrocia l’attuale viale Palmiro Togliatti

Questa scheda è stata sviluppata nel contesto delle iniziative di community engagement del progetto E.P.ART Festival 2021

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