Umberto Guarnieri nacque a Roma il 10 marzo 1889. Ottimo nuotatore – da ragazzo aveva stabilito il record di attraversamento del Tevere dal Ponte del Risorgimento a quello di Ripagrande in 48 minuti e 2 secondi – trovò tuttavia un impiego come tipografo alla sede milanese de Il Corriere della Sera, dove si trasferì. Il 12 maggio 1915 fu arruolato nel Corpo dei Granatieri di Sardegna e inviato sul Carso. Ricoverato all’ospedale di Milano in gravissime condizioni per un’infezione colerica, qui maturò la decisione di iscriversi alla scuola di pilotaggio a Venaria Reale, presso Torino, corso che cominciò il 3 giugno 1916. Ottenuto il brevetto, fu assegnato alla 2a Squadriglia Idrovolanti a Grado, che contrastavano gli idrovolanti austroungarici di stanza a Trieste. Dopo la ritirata conseguente alla disfatta di Caporetto, la 2a Squadriglia Idrovolanti dovette lasciare Grado, ripiegando su Porto Corsini, vicino Ravenna. Qui Umberto Guarnieri chiese ed ottenne di pilotare l’idrovolante Macchi 5, mezzo con cui partecipò al bombardamento diurno di Pola. Alla fine della guerra, decorato con una Medaglia d’argento, si congedò con il grado di sergente dall’esercito e tornò al suo impiego da tipografo.

Gli anni del dopoguerra

Nei primi giorni di settembre Umberto Guarnieri fu incaricato dal consigliere delegato della Società Idrovolanti Alta Italia, Luigi Capè di effettuare un volo da Sesto Calende ad Amsterdam per portare l’idrovolante S.13 all’esposizione aviatoria internazionale ELTA. Il 7 settembre 1919 Guarnieri compì il volo senza scalo, coprendo una distanza di circa 1000 chilometri. Da qui si diresse in Svezia, dove consegnò l’idrovolante S.13 alla scuola di aviazione navale di Karlskrona. Di qui si trasferì a Barcellona, dove collaudò la linea Barcellona-Palma de Maiorca su idrovolanti S.9. L’attività di Umberto Guarnieri fu principalmente quello di provare i nuovi modelli di idrovolanti, soprattutto per conto della SIAI. E proprio in un volo di prova del S16ter sul fiume Ticino il 23 maggio 1923 il pilota precipitava, insieme al collega Lodovico Montegani.

Foto tratta dal libro: M. Antonellini, Salvat ubi lucet: la base idrovolanti di Porto Corsini e i suoi uomini. Ed. Casanova

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