A partire dall’inizio del Novecento, l’area adiacente al fosso della Marranella, piccolo fiume affluente dell’Aniene oggi interrato, diventa luogo di insediamento spontaneo che sorge a ridosso di Torpignattara e prende il nome di borgata della Marranella.

A venire a vivere qui sono soprattutto famiglie immigrate, provenienti da diverse regioni, in particolare Puglia e Abruzzo, impiegati come muratori, manovali e ferrovieri e in seguito alcune famiglie provenienti da quartieri più centrali della città.
L’area, che a lungo è stata priva dei servizi essenziali, era caratterizzata da piccole costruzioni ad un piano, spesso a ridosso della campagna, e più spesso da baracche, elemento questo comune a molti altri insediamenti nel quartiere.

La memoria dei vecchi residenti restituisce forme dense di vita comunitaria, caratterizzata da forte socialità di vicinato (osterie, fiaschetterie, feste popolari, giochi popolari come ad esempio il palo della cuccagna) ma anche da appartenenze regionali “forti”, con memorie di conflitti tra romani e “baresi” (come venivano chiamati i pugliesi).
Oggi la memoria degli anziani abitanti si esprime in quella che possiamo chiamare “nostalgia strutturale”, un processo che tende a rappresentare il passato in forme idilliache, caratterizzato da solidarietà, sicurezza e valori. Frequente nella memoria è infatti la metafora della “famiglia” (“eravamo come una grande famiglia”), spesso evocata rispetto ai mutamenti contemporanei.

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