SAG “Anello Verde”: alcune considerazioni [Aggiornato]

SAG “Anello Verde”: alcune considerazioni [Aggiornato]

Il documento allegato analizza nel dettaglio la Delibera di Giunta Capitolina n. 143 del 17.7.2020 in relazione all’ambito del Comprensorio Archeologico Ad Duas Lauros. Il testo della Delibera e gli allegati che sono stati consultati, sono quelli presenti all’indirizzo: http://www.urbanistica.comune.roma.it/anello-verde.html.

È stato redatto dal laboratorio di Urbanistica e Paesaggio dell’Ecomuseo Casilino, con contributi di Claudio Gnessi, Romina Peritore (Ecomuseo Casilino), Emilio Giacomi (Italia Nostra) ed è sostenuto dal C.d.Q. Tor Pignattara, C.d.Q. Centocelle Storica, C.d.Q. Villa De Sanctis e il Comitato PAC Libero.

Il presente documento limita l’analisi solo ad alcune aree interessate dalla DGC che ricadono all’interno del Comprensorio archeologico Ad Duas Lauros, un esteso bene territoriale tutelato dal vincolo paesistico con D.M. 21.10.1995 in quanto “zona di interesse archeologico”: Parco Archeologico di Centocelle, il Comprensorio Casilino SDO e il Parco Somaini.

A premessa del ragionamento che viene illustrato nel documento, va chiarito in modo inequivocabile che lo stato di fatto della mancata pianificazione di queste aree è in evidente contrasto con l’articolo 27 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, e conseguentemente con l’articolo 4 della Convenzione di Faro. L’impossibilità per centinaia di migliaia di persone di poter accedere al proprio patrimonio paesaggistico e culturale, con conseguente restrizione di diritti inalienabili dell’essere umano non è una condizione ulteriormente tollerabile.

Per questo abbiamo inviato lo Piano d’assetto dell’Ecomuseo Casilino, frutto di diversi anni di ricerca e ascolto, sollecitando il Comune di Roma a predisporre una pianificazione organica dell’area che consentisse il libero accesso alla rete ecologica, ai beni culturali e al paesaggio del Comprensorio Archeologico Ad Duas Lauros.

Lo Schema d’Assetto Generale “Anello Verde”, giunge quindi come una piattaforma condivisibile negli intenti generali e nel documento esplicitiamo come, con i dovuti correttivi, può essere un punto di partenza importante per la città.

Dall’analisi che proponiamo, appare evidente che il documento presenti delle criticità, prima di tutto per quanto concerne i tempi di attuazione degli strumenti prescrittivi che appaiono incompatibili con l’urgenza della pianificazione.

Inoltre, solo per dare un esempio di ciò che viene dettagliato in seguito, pensiamo vadano eliminate alcune storture, in particolare:

  • l’assenza nelle linee guida di pianificazione per il Parco di Centocelle e per il Parco Somaini (sebbene esterno allo SDO Casilino, l’area risulta logicamente e morfologicamente collegata al territorio oggetto della DGC, nonché interconnessa direttamente alla mobilità su ferro della Metro C);
  • l’assenza di un’adeguata valorizzazione delle diverse articolazioni patrimoniali e alcune incongruenze nelle rappresentazioni che minano sia gli obiettivi sia le strategie;
  • assenza tra gli obiettivi di un’adeguata prospettiva di valorizzazione della rete dei casali del Comprensorio Casilino
  • l’assenza di obiettivi specifici in relazione all’istituzione di quei parchi urbani che hanno delibere, progetti o prescrizioni puntuali ma mai attuate (Parco Prenestino – ex SNIA Viscosa, Parco Serenissima, ampliamento di Villa De Sanctis);
  • la meccanica dello spostamento dei diritti edificatori, per la quale va ulteriormente verificato la reale “oggettività” di tali diritti e per alcuni opzioni legate alla migrazione dei diritti che autorizza un doppio vantaggio (proprietà privata e valorizzazione delle cubature) che potrebbe determinare delle aberrazioni urbanistiche;

In merito all’ultimo punto, andrebbe verificato se, alla luce della sentenza n°276/2020 della Corte Costituzionale, non sia possibile sterilizzare le previsioni non attuabili in modo “tombale”, senza quindi continuare a perpetrare la bad practice delle politiche compensatorie, alla luce del principio generale della prevalenza della tutela ambientale sulle previsioni edificatorie degli strumenti urbanistici, perfino di quelli attuativi.

Fermo restando che è nostra opinione che la Best Practice da perseguire fosse l’acquisizione al patrimonio pubblico delle aree e la pianificazione particolareggiata di dettaglio, riteniamo comunque che lo Schema d’Assetto Generale, con i dovuti correttivi, possa essere un punto di partenza importante.

La DGC 143/2020, in buona sostanza, si mette sul binario giusto ma crediamo non riesca a traguardare totalmente gli obiettivi che la cittadinanza si aspetta, ed è per tale motivo che, con spirito costruttivo, proponiamo le proposte illustrate nel documento allegato.

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