Carlo Camisotti, foto tratta dal sito: wwwmausoleofosseardeatine.it

Carlo Settimio Camisotti era un anarchico e sorvegliato politico di vecchio corso. Era nato a Corbola (Ro) l’11 maggio 1902. A vent’anni era stato condannato a otto mesi di reclusione e ad una multa per detenzione e trasporto di armi (una pistola e delle bombe) nel processo agli anarchici di Genova, dopo l’arresto avvenuto l’anno precedente, il 24 marzo 1921, con l’accusa di aver partecipato, con altri 30 uomini, all’attentato dimostrativo contro la condanna alla detenzione di Errico Malatesta e Armando Borghi.

Dalla sorveglianza del governo liberale a quella fascista il passo fu breve: venne definito “un anarchico pericoloso, propagandista e promulgatore di dottrine sovversive; violento e impulsivo“. sorvegliato politico durante il regime, venne arrestato nel 1925 a Milano per aver partecipato ad una riunione anarchica. Nel 1928 si trasferì a Milano e, qualche anno dopo, giunse a Roma, andando ad abitare in via Angelo Berardi n°10. Dopo l’8 settembre entrò nelle file del partito comunista e per questo arrestato a dicembre del 1943, detenuto a Regina Coeli e poi, inspiegabilmente rilasciato il 20 gennaio 1944. Entrato nelle formazioni del partito comunista dell’8a zona, venne nominato capogruppo del 6° gap di Tor Pignattara. Il 4 marzo 1944 fece parte del gruppo che uccise il commissario di polizia Armando Stampacchia. Il 14 marzo, insieme ai compagni Paolo Angelini e Valerio Fiorentini, si stava recando presso l’abitazione di un ufficiale italiano al servizio della polizia tedesca e responsabile di numerosi arresti nell’8a Zona, con l’obiettivo di assassinarlo, prima del suo trasferimento al nord presso i comandi della Repubblica Sociale Italiana. Venne fucilato il 24 marzo alle Fosse Ardeatine.

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