Renato Cantalamessa, Egidio Checchi, Orazio Corsi, Mario Passarella, Alessandro Portieri

Sulla data della retata, che portò all’arresto e alla fucilazione dei 5 operai del mobilificio di Pilade Forcella, ci sono informazioni differenti. Per Luigi Forcella, responsabile militare dell’8a zona, la retata avvenne il 14 marzo, mentre dalle schede anagrafiche redatte dalla Gestapo in via Tasso la data riportata è il 13 marzo. Nei fascicoli personali redatti per le vittime della strage delle Fosse Ardeatine i 5 furono arrestati il 12 marzo. Prendendo come testimonianza corretta quella di Luigi Forcella, il 14 marzo 1944, le SS fecero irruzione nella bottega di Pilade Forcella, il padre di Luigi, su indicazione di una spia. La delazione riguardava sia il laboratorio di Pilade in via Acqua Bullicante 21-23, sia quello di Luigi Forcella, in via Capua 6. All’arrivo dei due camion tedeschi, un ragazzo di bottega, che si trovava ad un abbeveratoio lì vicino, ebbe la prontezza di spirito di correre ad avvisare la squadra di via Capua dell’arrivo delle SS e della perquisizione in corso presso il laboratorio di Pilade, consentendo all’altra squadra di fuggire. Nell’officina di Pilade Forcella i tedeschi effettuarono un’accurata perquisizione, senza tuttavia trovare né Forcella, né le armi. Arrestarono tutti e 6 gli operai presenti: Catalamessa, Checchi, Orazio Corsi, Passarella, Portieri e Mario Corsi e procedettero alla requisizione. Condotti a via Tasso e interrogati, 10 giorni dopo, i primi 5, saranno fucilati alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944. 

Renato Cantalamessa era nato a Roma il 27 settembre 1903 e abitava in via Pietro Rovetti n°32 nel quartiere di Tor Pignattara. Aveva prestato servizio di leva nella Regia Aeronautica e aveva frequentato l’aeroporto di Centocelle. Aveva sposato Giustina Molini di quattro anni più grande di lui e da cui aveva avuto una figlia, Maria, nata nel 1926.

Egidio Checchi (o Chechi) nacque a Gallarate (Va) il 29 luglio 1892. Come soldato aveva partecipato prima alla guerra di conquista della Libia, ricevendo la decorazione per croce di guerra e poi alla prima guerra mondiale. Si era trasferito a Roma alla fine degli anni Venti, dopo aver sposato la moglie Angela Peruzzotti e aver avuto il primo figlio, Angelo, nato a Milano nel 1922. A Roma era nato il secondo e ultimo figlio Mario nel 1930. Abitava in via di Tor Pignattara n° 35 lavorando come meccanico.

Orazio Corsi era il più anziano del gruppo. Era nato a Roma il 23 novembre 1891 e aveva partecipato alla prima guerra mondiale con il grado di sergente di fanteria, rimanendo ferito alla gamba destra. Il 14 marzo venne arrestato nella falegnameria di Pilade Forcella insieme al figlio Mario di 17 anni il più giovane, dopo due ragazze, entrambe sposate.  Portato a via Tasso, Orazio Corsi venne torturato per i 4 giorni successivi per conoscere i nomi dei suoi collaboratori. Dal 17 al 23 marzo fu trasferito e detenuto a Regina Coeli.  Orazio Corsi viveva con la famiglia, la moglie Velia e il padre Tommaso, in via Gerardo Mercatore n° 3, alla Marranella.

Mario Passarella era nato ad Adria (Ro) il 13 febbraio 1905. Aveva sposato Caterina Mattarello, di quattro anni più giovane e aveva due figli: Milena di 16 anni e Gianfranco di 16. Di lui si conoscono poche notizie. Abitava in via Muzio Scevola n° 18, nel quartiere dell’Alberone lungo Via Appia Nuova e lavorava come falegname incisore presso il mobilificio della famiglia Forcella. Al momento dell’arresto Luigi Forcella testimoniò che era presente nel laboratorio anche il fratello Giulio, di cui non si conosce il destino dopo la retata.

Alessandro Portieri aveva compiuto 20 anni quando fu arrestato, mentre lavorava come meccanico nel laboratorio dei Forcella. Era nato a Roma il 1° gennaio 1924, risiedeva a via della Marranella n° 88 con il padre Luigi e la madre Santa Laurenti ed era il maggiore di 5 fratelli. Renato, nato nel 1927, fu arrestato e portato a via Tasso durante l’interrogatorio di Alessandro per essere messo a confronto con il fratello. I tedeschi speravano che la sua giovane età potesse farlo confessare.

 

 

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