La piccola cappella si trova a ridosso del Parco Giordano Sangalli e condivide parte delle mura con le strutture dell’Acquedotto Alessandrino.
Si narra che il 17 maggio 1948 la Vergine Maria apparve a dei bambini che giocavano a nascondino nei dintorni. I bambini, impauriti, si nascosero nella piccola capanna (“capannuccia), la Vergine li segui e uno di loro la riconobbe, informando gli altri che avevano visto solo una abbagliante luce. Su questo luogo “santo”, venne costruita l’attuale cappella. La santità del luogo lo protesse dalle profonde trasformazioni avvenute nella zona delle Vigne Alessandrine. La Madonna della Capannuccia, infatti, è una sopravvivenza dello slum di baracche autocostruite che sorgeva a ridosso dell’Acquedotto, il borghetto abitato principalmente da sfollati portati qui a seguito degli sventramenti per la realizzazione di via dei Fori Imperiali e via della Conciliazione. La sua santità lo ha reso, al contempo, testimonianza di un periodo storico e di uno spirito religioso popolare e per certi versi rurale, che nonostante i tempi è ancora molto presente nel quartiere, come testimoniano le decine di edicole sacre sparse dalla Marranella alla Certosa.
Il luogo di culto è autogestito dagli abitanti del luogo ed è uno spazio che si arricchisce costantemente di immagini sacre, ex voto e altre offerte prodotte dalle diverse comunità di ispirazione cristiana del quartiere di Tor Pignattara. Oltre ai cattolici, infatti, non è raro trovare icone d’ispirazione ortodossa o doni offerti da altre declinazioni dell’universo cristiano (finanche pentacostali). Tante le lingue che è possibile rintracciare in questo piccolo spazio sospeso nel tempo, che si raccoglie attorno alla statua, appunto, della Madonna della Capannuccia, a cui piedi si trova la targa che racconta l’evento che ha portato alla santificazione popolare del luogo.
