L’opera d’arte muraria “Herbarium“, che svetta su una parete cieca al civico 110 di Via Acqua Bullicante, è l’esito di SPACE Tor Pignattara il progetto curato dalla Galleria Wunderkammern in collaborazione con Melting Pro ed Ecomuseo Casilino ad Duas Lauros

L’opera d’arte muraria è frutto di un processo complesso e lungo che ha coinvolto 15 artisti under 35 coordinati dallo Street Artist Tellas. L’attività si è sviluppata con una serie di workshop immersivi nel territorio, curati dall’Ecomuseo Casilino, è finalizzati da un lato a potenziare le capacità di analisi territoriale dei partecipanti, dall’altro a decifrare la complessa articolazione culturale, sociale e umana di Tor Pignattara. Sono seguite poi delle sessioni laboratoriali insieme a Tellas per individuare il tema, lo stile, la composizione da costruire.

L’attività, durata sei mesi, ha prodotto un’opera rigorosamente site specific e di una coerenza strutturale davvero prodigiosa.

Nell’opera tutto torna e si incastra perfettamente nel quadro insieme: la localizzazione, la scelta espressiva, il soggetto, il colore.
Ogni cosa riverbera il territorio, lo racconta, la interpreta, lo rappresenta. Un’opera, insomma, generativa di sensi e interpretazioni possibili.

Herbarium è un’opera che aiuta a leggere il quartiere, la sua complessità, la sua ricchezza.
E lo fa in due movimenti:

  • usando un muro che sorge sul confine tra edificato e non edificato, simbolo del margine e, in fondo, del conflitto tra le diverse percezioni del territorio;
  • usando una forma del contenuto semplice nella struttura ma potente nelle suggestioni (dalla citazione “colta” della cianotipia che classicizza la forma, all’ironia di creare un erbario in cui è la natura che ordina le culture)

L’opera ci sbatte in faccia la complessità locale con la semplicità di un’infografica, offrendo al conflitto interpretativo un’affermazione ovvia: “a Tor Pignattara trovi vegetali provenienti da tutto il mondo”. Affermazione buffa, ma che rovescia il tavolo, perché ciò che da sempre viene letto come confusione e caos, qui prende la forma di un’ordinata composizione che racconta l’evidenza lapalissiana di una natura complessa. Una complessità che si manifesta come equilibrio interno di un quartiere antifragile, capace di evolvere attraverso il conflitto, trasformando quelle spinte laceranti in nuovi sensi, segni e paesaggi interpretativi.

In tal senso Herbarium ci racconta di un quartiere potentemente contemporaneo, incomprensibile, fuori dal tempo eppure specchio del futuro. Un futuro in cui “i vegetali” sono metafora di una natura internazionale del quartiere, che paradossalmente fa rima con il suo passato, cortocircuitando il concetto di “romanità” in una prospettiva globale. Quella di Sant’Elena, di Costantino, di Alessandro Severo.

Di nuovo complessità e conflitto, che poi è l’equilibrio dinamico di un quartiere che bullica e che in Herbarium ha trovato la sua icona.

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