Riflessione sulle infinite combinazioni possibili dei volumi, sospesi in uno spazio “galleggiante” che consente a chi lo vede di poter “ruotare” attorno.

Allo stesso tempo l’opera è il disvelamento della finzione artistica: la tridimensionalità è una convenzione ed illusione grafica costruita con la tecnica dell’artista.

Un mural che ha molto diviso il quartiere, in tanti lo odiano, in tanti lo amano. I più non ne capiscono senso e ricerca. Rimane l’effetto, soprattutto a distanza, di una foratura del contesto urbanistica della zona, con la creazione di un “cielo” sintetico che interrompe la monotona sequenza di parete e facciate di una delle aree del quartiere di Tor Pignattara più cementificate.

Produzione Galleria Varsi
Curatori: Marta Gargiulo e Massimo Scrocca on la collaborazione di Marco Gallotta
Photo: Blind Eye Factory

La voce degli abitanti

“Non so se mi piace. Lo guardo spesso, questo è vero. Cioè  ti cattura l’attenzione, ma non capisco che rapporto possa avere con il circondario. Mi pare un po’ messo così… a casaccio. Poteva stare qui come a San Lorenzo. Mi sarebbe piaciuto di più un disegno che raccontava la storia della borgata oppure che avesse un messaggio più chiaro. Però non posso dire che è brutto. Posso dire che a me non piace. Ma io non sono n’artista e poco ce capisco de arte”.
Gianni, abita nel quartiere

“Mi piace l’effetto che fa quando lo guardi da via Tempesta. Pare che sbricioli il palazzo. Un pezzo di cielo. Un’illusione. È suggestivo”.
Luisa, lavora nel quartiere

“Quando lo vedo penso al cubo de Rubik. È cervellotico. Però ce sta, ma lo deve guardare da lontano perché così ti stupisce. Certo è n’po messo così nel quartiere, non è che già grossi legami con la storia. Con l’intorno sì, coi palazzi, col panorama. Lo abbellisce, questo sì.”
Salvatore, lavora nel quartiere

“È veramente notevole. Ho letto la scheda sul vostro sito e mi ci ritrovo. È una suggestione molto bella… un’illusione ottica. Un bel pezzo d’arte nel quartiere. Io ce so nato e qui oltre al villaggio [Si riferisce al borghetto che sorgeva nell’attuale Piazza Bartolomeo Perestrello – nd.r.] per tanto tempo non c’è stato niente. Ancora non è che c’abbiamo molto, però c’abbiamo sti pezzo d’arte. Come quello dell’uomo nel secchione [Coffè Break – n.d.r.] e quello dell’orsetto [Broken Toughts – n.d.r] che so belli pure quelli. Ma andrebbero curati però. Si stanno scolorendo. Ecco, questo è un peccato. Il Comune li dovrebbe restaurare.”
Angelo, abita nel quartiere

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