Strada istituita con Delibera del Regio Commissario di Roma n°194 dell’8.02.1924: “Nuove strade presso il Campo di Aviazione di Centocelle”.

Francesco Baracca nacque a Lugo (RA) il 9 maggio del 1888 dalla contessa Paola Biancoli e da Enrico, proprietario terriero e noto nella zona per la produzione di vino. Dalla piccola e provinciale Lugo, dove Francesco frequentò le scuole elementari dei padri salesiani, si trasferì a Firenze, per concludere gli studi nel 1907 presso il Liceo “Dante” di Firenze. LO stesso anno si iscrisse alla Scuola di cavalleria di Pinerolo, poi all’Accademia militare di Modena da cui esce con il grado di sottotenente e l’assegnazione al 1° Squadrone del Reggimento “Piemonte reale” di stanza a Roma.

Tra il 1911 e il 1912 Francesco Baracca assistette a numerosi voli sperimentali, nel Campo di Tor di Quinto – dove assistette alla fatale caduta di Raimondo Marra – e al Campo di Aviazione di Centocelle, dove si dice maturò la scelta di partire per la Francia ed iscriversi alla scuola d’aviazione francese a Reims e poi trasferirsi a Parigi, per imparare a pilotare i biplano Nieuport.

La prima guerra mondiale

 

Nel luglio del 1915 Francesco Baracca eseguì i primi voli di pattugliamento sul fronte di guerra fino al 7 aprile 1916, quanto il tenente Baracca, nei cieli della provincia di Udine, abbatté e catturò un caccia austriaco, ricevendo per questo la sua prima Medaglia d’argento al valore militare. Dopo questa vittoria ne seguirono altre 33, facendo di Baracca il più grande aviatore italiano di tutti i tempi.

Francesco Baracca morì il 19 giugno 1918 sul Montello, nella provincia di Treviso.

Per approfondire: Museo Baracca

 

È del 6 aprile 1916 la sua prima vittoria e la prima medaglia d’argento al valore: questa vittoria fu seguita da altre trentatré; alla prima medaglia al valore se ne aggiunsero due d’argento e una d’oro, la promozione a maggiore per merito straordinario di guerra e la croce dell’ordine militare di Savoia. Il bollettino del 21 giugno 1918 del Comando Supremo italiano annunciava all’Italia: “Il valoroso maggiore Baracca, che aveva raggiunta la sua trentaquattresima vittoria aerea, il giorno 19 corrente non ha fatto ritorno da un eroico volo di guerra“. Una pallottola di fucile austriaco aveva forato il serbatoio della benzina e provocata la caduta in fiamme dell’apparecchio.La motivazione della medaglia d’oro dice: “Primo pilota di caccia in Italia, campione indiscusso di abilità e di coraggio, sublime affermazione delle virtù italiane di slancio e di audacia, temprato in sessantatré combattimenti, ha già abbattuto 30 velivoli nemici, undici dei quali durante le più recenti operazioni. Negli ultimi scontri tornò due volte col proprio apparecchio gravemente colpito e danneggiato da proiettili di mitragliatrice“. (Cielo dell’Isonzo, della Carnia, del Friuli, del Veneto, degli Altipiani, 25 novembre 1916; 11 febbraio, 22-25-26 ottobre, 6-7-15-22 novembre, 7 dicembre 1917).

Il cavallo rampante e il motto “ad maiora”, che il Baracca aveva dipinto sulla carlinga, contribuivano a creare attorno all’aviatore un’atmosfera romantica, come del resto era accaduto ad altri famosi cacciatori di quella guerra, come il tedesco von Richtofen sul fronte francese e l’austriaco Brumowscky sul fronte italiano. La sua figura diveniva estremamente popolare tra i soldati e contribuiva notevolmente all’affermazione della nuova aviazione italiana.

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