Era nato nel quartiere Prenestino, oggi Pigneto, l’8 novembre 1920. Primo di tre fratelli e orfano di padre, come molti giovani della sua età trovò presto impiego come manovale. Ma la sue passione era il ciclismo. A vent’anni fu mandato al fronte nel corpo degli artiglieri, combattendo soprattutto in Nord Africa. Alla fine del 1942, tornato dal fronte, venne inviato a Trieste, prestando servizio nella Guardia costiera. Dopo l’8 settembre del 1943 tornò a casa e qui rimase fino al giorno dell’arresto. Ferdinando non aderì a nessuna formazione politica: era, semplicemente, un antifascista, per questo non sopportava le violenze degli occupanti, le retate, gli arresti, la chiamata all’arruolamento per la Repubblica sociale italiana. Insieme ad altri giovani del quartiere, strappava sistematicamente i manifesti di chiamata alle armi dell’esercito nazifascista e si rifiutava di “salutare romanamente” di fronte alle squadracce di zona.

Abitazione di Ferdinando Persiani in via Ettore Giovenale n°95

Ma Ferdinando era di fatto un disertore. La classe del 1920 era stata già richiamata alle armi; per questo il 26 dicembre 1943 fu arrestato dentro i locali del bar Necci, in via Fanfulla da Lodi, dagli agenti di polizia del commissariato Porta Maggiore e poi tradotto nel carcere di Regina Coeli. Il 4 gennaio 1944 Ferdinando venne prelevato dalla sua cella di Regina Coeli, caricato su un treno presso la Stazione Tiburtina e mandato nel campo di concentramento di Mauthausen, in Austria. Il 30 settembre 1944 Ferdinando venne ucciso nel Castello di Hartheim, nei pressi della città di Linz, non lontano dal campo di concentramento di Mauthausen. 

A lui e a Fernando Nuccitelli è dedicato anche il giardino di via Mariano di Sarno.

 

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