L’artista Valenciano Dulk ha dipinto una parete su Via Antonio Tempesta all’incrocio con Via Bartolomeo Perestrello. Un piccolo animale (un orso? un procione?) che gusta una tazza fumante di una bevanda indefinita sospeso su un ramo. Un’improvvisa irruzione di un paesaggio naturale, fantastico e onirico nel complesso delle facciate anonime dei palazzi anni ’70 della zona. Fedele al suo stile sospeso fra suggestioni fumettistiche e influenze della pittura fiamminga, l’artista spagnolo disegna il suo “pensiero rotto” rompendo il paesaggio. Un mural per certi versi speculare rispetto a quello di Etnik: se quello dell’artista svedese spezza la linearità del contesto con l’astrazione e la mimesi del 3D, quello di Dulk è la rottura attraverso l’ironico, l’onirico il buffo; l’irruzione dell’irreale fantastico e naturalistico in una realtà aliena. Eppure l’artista è cosciente che quello che fa è un gesto fragile, precario, quasi velleitario. I buchi, le rotture, le squarci che si aprono la figura spezzano l’incanto e ci ricordano da un lato la finzione che stiamo accettando, dall’altro di come quello sia un fragile e caduco tentativo di ricostruire un modo “sognante” che da tempo non è più patria di una città soffocata dal grigio.

Produzione Varsi in collaborazione con Street Heart
Photo: Blind Eye Factory

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Via Antonio Tempesta 215, Roma

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