Democrazia Proletaria è stato un partito politico italiano di sinistra radicale, nato nel 1975 come coalizione elettorale e scioltosi nel 1991. La sua strategia politica consisteva nel presentarsi come un partito contrario a qualsiasi compromesso con la volontà di differenziarsi dal PCI. Al suo interno convivena marxisti-leninisti, cattolici progressisti, trotzkisti ma anche ecologisti, femministe e pacifisti. Sostenne posizioni quali l’uscita del paese dalla NATO, il disarmo unilaterale, la legalizzazione delle droghe leggere.

Nel 1975, in occasione delle elezioni regionali, i principali movimenti della sinistra italiana extraparlamentare: Partito di Unità Proletaria per il Comunismo (PdUP per il comunismo), Avanguardia operaia (AO) e il Movimento Lavoratori per il Socialismo (MLS, già Movimento Studentesco, MS), decisero di modificare la loro scelta di rifiuto dalla attività politica in sedi istituzionali come il parlamento, promuovendo il cartello elettorale di Democrazia Proletaria, a cui aderirono, in sede locale, anche altre formazioni minori come l’Organizzazione Comunista marxista-leninista, i Gruppi Comunisti Rivoluzionari (che cambieranno nome in Lega Comunista Rivoluzionaria IV Internazionale nel 1979) e la Lega dei Comunisti, ultimo residuo de Il potere operaio pisano. Nel 1976 a questa coalizione si aggiunse Lotta Continua, e si ebbero alcune divisioni all’interno del PdUP tra le due componenti interne (favorevoli o contrarie alla scelta parlamentare), ricomposte per non dividere l’alleanza della sinistra. La coalizione presentò proprie liste alle elezioni politiche del 1976, ottenendo il’1,5% dei voti. Nel 1981 Democrazia Proletaria raccolse le firme per 2 referendum abrogativi. Uno mirava ad estendere le tutele previste dallo Statuto dei Lavoratori ai lavoratori che ne sono esclusi e fu dichiarato inammissibile dalla Corte Costituzionale, mentre il secondo, che mirava ad abrogare la norma che escluse la contingenza dal calcolo della liquidazione a partire dal 1º febbraio 1977 fu ammesso, ma non si svolse mai perché una legge approvata dopo la sentenza della Consulta (legge 297/1982) abrogò la norma contestata.

Nel 1984 raccolse le firme per 3 leggi d’iniziativa popolare. La prima mirava a dare ai cittadini il diritto di esprimersi su temi come l’installazione di missili, la seconda a garantire il diritto alla casa con misure come la “giusta causa negli sfratti” e la terza a garantire maggiore equità fiscale ai lavoratori mediante la sostituzione della detrazione fissa sull’imposta con detrazioni documentate delle spese essenziali dall’imponibile.

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