La storia dell’opera è semplice: 100 guide turistiche, 100 professionisti che lavorano normalmente nel centro città si sono autofinanziati per realizzare questo lavoro (qui la lista integrale dei donatori: http://www.murisicuri.it/lista-finanziatori/), in seguito hanno scelto e coinvolto l’artista e infine individuato il quartiere.

Lo stile di Atoche è apparso subito come il più vicino alle sensibilità delle Guide di Roma, professioniste del turismo, appassionate e studiose di storia, arte e archeologia così come perfetto era il quartiere: Tor Pignattara. Vivace, pieno di colori, abitato da gente proveniente da ogni parte del mondo, ricco di arte e storia, dalle testimonianze archeologiche alle strutture architettoniche, fino alle contemporanee opere di street art.

Grazie all’aiuto delle associazioni locali è stato individuato il muro su cui operare, quello della Scuola di via Laparelli e ottenuto il patrocinio dell’Assessore alla Cultura del Municipio V.

Alcune delle guide finanziatrici dell’opera si sono offerte di mettere in piedi un evento di due giorni durante il quale hanno condotto, a titolo gratuito, delle visite guidate alle opere e alle ricchezze del quartiere di Tor Pignattara terminando il percorso davanti al Murales al quale l’artista stava lavorando. Il 19 e il 20 Novembre, Carlos Atoche ha lavorato per questa nuova opera da regalare alla città, mentre circa 600 persone partecipavano a tour guidati nel quartiere, donando per “curare i muri” di Norcia e Avendita di Cascia dopo i terribili eventi sismici.

Ecco perché l’evento ha preso questo nome MURI SICURI: Dipingiamo un Muro per Curarne 100”.

Atoche ha lavorato instancabilmente per due giorni consecutivi e il suo lavoro, è presto detto, è una splendida ed efficace espressione del senso di precarietà ed instabilità di fronte alla quale è messo di fronte l’uomo, spesso all’improvviso, come quando si verifica un terremoto.

Nel centro, prepotente e tragico, il volto di una statua caduto su un fondale marino, piange e ci guarda dritti negli occhi.
Di nuovo Carlos parte da una citazione classica: la testa è quella marmorea di Afrodite e si trova del museo dell’acropoli di Atene[1]. Nell’originale le lacrime che le rigano il volto sono la conseguenza dell’ossidazione delle ciglia bronzee della statua e il risultato è che Afrodite sembra piangere davvero.
Atoche tira la scultura fuori dal museo, la ricolloca in una città sommersa e le lacrime, all’improvviso, diventano vere.
Il fondale che vediamo non è semplicemente marino ma si tratta invece di un’intera città sommersa, un luogo che prima di affondare era abitato, vivo, reale ma che ora non respira più.
Le architetture sono silenziose e vuote e anche l’arte, come prova più vitale dell’esistenza degli esseri umani, piange. La sensibilità di Atoche gli ha permesso di declinare il suo personalissimo stile sospeso in un canto triste per le ricchezze che i paesi colpiti dal terremoto stanno vedendo crollare.

Carlos è peruviano e il suo immaginario non lo nasconde: il Sudamerica magico si mescola a quello che ha imparato nei suoi studi a Roma, nel più classico dei posti con il più classico degli studi e si trasforma in universo che, galleggiando, parla ogni volta di qualcosa di diverso.
Nelle opere di Atoche c’è la stessa musicalità ma con partiture differenti che cantano di mondi lontani che diventano improvvisamente vicini perché, in fondo, condividono tutti la stessa profonda certezza: quella di considerare l’arte come viva e capace di soffrire proprio come il resto dell’umanità.

Cortazàr scriveva : “la musicalità sta in ciò che chiamo passaggio, ovvero nel saper legare le varie parti del racconto, senza mai interromperlo bruscamente per passare a qualcos’altro, né costruirlo su un sottofondo monotono nel quale si finisce per distrarsi”. Come non ritrovarci le opere di Carlos?

Il messaggio dell’opera di via Laparelli, eseguita circondato dai visitatori che per due giorni hanno affollato il quartiere è al contempo tragico e di speranza: chissà che grazie alla solidarietà e al coraggio della comunità/cittadinanza non si possa ricollocare nuovamente la testa della dea e restituire la vita alle città.

“Non dobbiamo pensare che durerà per sempre” ci ha detto Carlos durante i due intensi giorni di lavoro, riferendosi alla conservazione dell’opera, dunque anche lo stato delle cose non lo è.

La street art per l’artista non ha la velleità della durata dunque, è contemporanea e viva accanto alla vita.

Chissà cosa avrebbe scritto Walter Benjiamin di questo e come sarebbe stata collocata la street art nella sua “epoca della riproducibilità tecnica” e chissà se questa musealizzazione delle strade della città sarebbe rientrata in quell’esigenza di avvicinamento  alle opere. Chissà se di fronte ai dipinti classici riprodotti sui muri da Atoche non si sia effettivamente di fronte a un nuovo altare per questi capolavori dell’arte, a una nuova sacralità.

Sicuramente di bisogno di vicinanza si è trattato quando grandi e bambini, ma soprattutto i bambini, hanno avuto la possibilità di vedere un’opera nascere, svilupparsi e realizzarsi, hanno potuto osservarne la tecnica di realizzazione e la profondità.

I contributi raccolti e donati dai più di 600 partecipanti alle visite guidate sono stati integralmente versati alla città di Norcia e alla città di Avendita di Cascia per trasformare così l’arte, la storia e la bellezza in rispetto e salvaguardia per tutto il patrimonio nazionale.

Il totale raccolto in soli due giorni, ha raggiunto la cifra di 5.780 euro.
I professionisti di altissimo livello che hanno lavorato all’organizzazione, all’accoglienza, alla gestione dei social, alla comunicazione, alla piccola festa di chiusura, lo hanno fatto a titolo gratuito e il risultato è stato eccezionale.
Un sentito grazie a La Rocca Fortezza Culturale per averci dato una casa, una base, una famiglia.
Tutte le Associazioni di Quartiere hanno collaborato con noi Guide di Roma per la riuscita dell’evento, da EcoMuseo Casilino ad Altramente e il Municipio è stato solerte alleato nel rilasciare permessi e autorizzazioni con rapidità.
Vogliamo credere che non sarà l’ultima volta.

Nota sull’autore

Carlos Atoche non è di certo un artista sconosciuto alla street art della capitale, ci sono sue opere bellissime in molti quartieri di Roma (a via del Porto Fluviale, accanto a Blu, ad esempio) e in Italia.

Il suo stile è inconfondibile: si va dalle rivisitazioni, citazioni e “scherzi” di e con opere dei più grandi pittori del Rinascimento (per menzionare le più celebri: La “Monna Scimmia” a San Lorenzo  o  il “Gatto” di Velasquez) alle decontestualizzazioni subacque di sculture classiche adagiate su fondali marini in compagnia di pesci tropicali… L’artista Peruviano ama i “feticci” dell’arte dunque e non solo quelli classici come dipinti o sculture ma anche quelli popolari: pensiamo al grande volto di Totò dipinto a Napoli; il feticcio per Atoche è quello che la società ha visivamente consumato e “divinizzato”, un mito con cui giocare e attorno al quale costruire nuove insolite cattedrali.

In particolare, Carlos Atoche non è sconosciuto al quartiere di Torpignattara dove, quasi contemporaneamente all’opera di via Filarete, ha realizzato un imponente intervento sulla facciata di un palazzo tra via Rovetti  e via Torpignattara. Passeggiando per la strada che dà il nome all’intero quartiere è impossibile non notare questo imponente lavoro dove tutta la poetica di Atoche si palesa e i suoi personaggi si incontrano e si affollano sulle pareti. Si riconosce il celebre Spinario Capitolino circondato da pesci pagliaccio e, accanto a lui, il Pensatore di Rodin accucciato sul famoso “orinatoio” di Duchamp. Classico, moderno e persino contemporaneo si affollano tutti insieme, sott’acqua, proprio come i passanti all’incrocio di questo quartiere fortemente popolare e multietnico.

Le parole di Calvin Tomkins scritte proprio a proposito di Duchamp nel 1996 sembrano vestire perfettamente questo lavoro:  “non è necessario un grande sforzo di immaginazione per vedere nelle forme gentilmente fluide dell’orinatoio rovesciato la testa velata di una classica madonna rinascimentale, o un Buddha seduto, o una delle forme eleganti ed erotiche di un’opera del Brâncuși”. Tutti diversi eppure tutti classicamente vicini e uguali, i personaggi di Atoche.

Pochi metri più in là, a Via Laparelli 6, l’artista  realizza una nuova opera all’interno del progetto MURI SICURI: Dipingiamo un muro per Salvarne 100. In questo lavoro Carlos ha però ricevuto una richiesta specifica: non solo dipingere  una delle sue opere ma dipingerla per conto di un gruppo di Guide Turistiche di Roma con lo scopo di raccogliere fondi per le popolazioni colpite dal terremoto.

Scheda a cura di Francesca Pagliaro

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