Nei primi anni Cinquanta, al piano commerciale del palazzo di piazza della Marranella, dove oggi ha sede una banca, venne inaugurata una biblioteca ad uso del quartiere, meglio conosciuta come la “biblioteca americana“. Al pian terreno file di tavoli incolonnati accoglievano studenti chini sui libri; nel piano sotterraneo si nascondeva il cuore del sapere anticomunista. Sì, perché la biblioteca era un punto di diffusione della politica statunitense anticomunista che, tra il 1950 e il 1970, avrebbe favorito la diffusione di opere letterarie di orientamento democratico e filo occidentale. L’obiettivo era quello di contrastare il comunismo sovietico soprattutto sul piano della cultura e dell’informazione, un programma di public diplomacy che riuniva

“il complesso delle attività volte a promuovere l’interesse nazionale degli Stati Uniti attraverso l’informazione e l’influenza dei pubblici esteri, da attuarsi tramite programmi culturali, educativi, informativi e scambi”.

La CIA a Tor Pignattara

Le biblioteche americane furono uno strumento efficace messo in campo dagli Stati Uniti, mediante la United States Information AgencyUSIA  – formalmente costituita il 1°agosto 1953 con lo scopo di

“presentare ai popoli degli altri Paesi le prove, tramite tecniche di comunicazione, che gli obiettivi e le politiche degli Stati Uniti favoriscono e faranno avanzare le loro legittime aspirazioni di libertà, progresso e pace”.

Ma negli altri Paesi la USIA era meglio conosciuta con l’acronimo USIS – ovvero United States Information Service diretta emanazione della Office of War Information, agenzia politica governativa nata durante la guerra e che aveva accompagnato la Campagna di liberazione – e ben presto assimilata alla ben più temuta organizzazione di controllo della politica statunitense nel mondo, ovvero la CIA, e a questa di fatto assimilata. 

L’USIS mise ben presto in campo tutti gli strumenti più innovativi per portare avanti la propaganda politica statunitense: trasmissioni radio come Voice of America, materiali a stampa come riviste, fascicoli, volantini e progetti editoriali, quali la traduzione di opere letterarie accompagnate da scritti di autori nazionali, pubblicazioni di libri a basso costo per un’ampia diffusione, e infine la traduzione e diffusione di libri didattici americani che pubblicizzano l’american way of style. L’obiettivo era quello di trasmettere ai cittadini italiani un clima di fiducia, stima e amicizia fra l’Italia e gli Stati Uniti, ricucendo anche la frattura dei bombardamenti americani, che avevano seriamente danneggiato il patrimonio artistico e culturale del Paese, finendo per gestire anche un’ampia campagna pubblicitaria e informativa dell’European Recovery Program, meglio conosciuto come Piano Marshall.

Le prime biblioteche furono aperte a Roma, Milano, Napoli e Palermo già nel 1945. A Roma era molto conosciuta la prima biblioteca aperta, quella in Via Veneto, presso l’Ambasciata Americana, ma quella di Tor Pignattara suscitò grande interesse. Di fatto la sua apertura fu interpretata come una vera e propria finestra della CIA in quei quartieri che erano notoriamente schierati a sinistra. I giovani del quartiere che la frequentavano sottolineavano con questo gesto una vera e propria scelta politica, che si trasformava in DC contro PCI.

Di certo la scelta di aprire una biblioteca dell’USIS a Tor Pignattara non può essere considerata casuale, ma è anche espressione della forte presenza di giovani studenti, figli di una piccola borghesia in forte crescita e affermazione e dn una classe operaia in ascesa sociale, che vede nello studio e nella cultura un potente strumento di emancipazione. Inoltre la presenza della biblioteca, almeno per un decennio, stimolò le locali sezioni comuniste ad aprire numerose biblioteche popolari, proponendosi come controcultura giovanile.

Un antagonismo molto forte che rivestì di mistero quanto accadde nella notte tra il 19 e il 20 settembre 1966, quando un’esplosione danneggiò seriamente i locali della biblioteca. La bomba era composta da mezzo chilo di polvere per mina, fogli di plastica e una miccia a lenta combustione. L’esplosione avvenne alle 2.30 e danneggiò anche 3 vetture in sosta. Il metronotte di zona, Giuseppe Orlando, raccontò alla polizia che aveva visto allontanarsi poco prima due giovani su una 600, ma non aveva alcuna certezza che fossero loro gli autori del gesto.

Perchè una bomba contro una biblioteca USIS? Il 1966 fu un anno denso di manifestazioni contro gli Stati Uniti per opporsi alla guerra in Vietnam. Il 30 giugno un corteo di giovani comunisti aveva sfilato per le vie di Tor Pignattara, si era fermato davanti alla sede della biblioteca di piazza della Marranella e aveva scandito slogan contro la guerra, bruciando un’immagine del presidente Jonhson. Lo stesso giorno gli operai dell’Atac e della Stefer avevano sospeso il lavoro per protesta. Piazza della Marranella, con la sede dell’USIS proprio lì in mezzo, fu arena delle principali manifestazione politiche del dopoguerra e, di fatto, lo è ancora. E la biblioteca americana rappresentò sempre una elemento visibile e una presenza scomoda e soverchiante di una politica che vedeva in giovani comunisti e operai dei pericolosi elementi sovversivi. Già nel 1964 la biblioteca era stata presa di mira in una protesta contro l’intervento americano in Congo. Nel 1967 le proteste per la fine della guerra in Vietnam trovarono nuovamente nella biblioteca un bersaglio ideale. L’attentato non sembra aver trovato un colpevole e la biblioteca proseguì le sue attività almeno fino agli inizi del decennio successivo, quando fu chiusa.

 

Foto di copertina: Archivio Storico Unità

 

 

 

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