Strada istituita con Delibera del Regio Commissario di Roma Ufficiale n°1087 del 16.07.1924.

Natale Palli nacque a Casale Monferrato nel 1896. Il padre, Giovanni Palli, era un ingegnere di origini ticinesi, la madre, Francesca Deaglio, era discendente di un’importante famiglia di architetti militari a servizio della famiglia imperiale austriaca degli Asburgo. Natale era il primogenito di una triade magica del volo. Era nato il 24 luglio 1895, un anno e mezzo prima del fratello Silvio (2 novembre 1896). Nel 1912 sarebbe poi nato Italo, pilota anche lui, morto durante la seconda guerra mondiale. Allo scoppio della prima guerra mondiale Natale Palli era un sergente di fanteria di stanza a Milano, ma con il pallino del volo a tal punto che, nominato sottotenente, riuscì ad ottenere di entrare nel Corpo Aeronautico Militare ed a conseguire il brevetto da pilota il 15 ottobre 1915. Dodici giorni più tardi Natale approdò nella famosa 2a Squadriglia di aviazione per artiglieria a Pordenone. Iniziava così una sfolgorante carriera nelle varie Squadriglie aeree operanti al fronte, che gli valse la prima Medaglia di bronzo il 31 ottobre 1916 e le successive Medaglie d’argento tra il 1917 e il 1918, soprattutto per azioni di ricognizione particolarmente rischiose. Promosso capitano il 3 febbraio 1918, venne così trasferito all’87a Squadriglia “Serenissima” di stanza all’aeroporto di San Pelagio, in provincia di Padova, comandato dal maggiore Gabriele D’Annunzio.

Gabriele D’Annunzio e Natale Palli sull’SVA biposto.

Il Volo su Vienna del 9 agosto 1918

A San Pelagio D’Annunzio meditava da tempo su un progetto propagandistico visionario: un raid sulla capitale austriaca con lancio di manifestini tricolore inneggianti alla resa. Il Comando militare Supremo italiano, seppur allettato dai possibili risvolti propagandistici dell’impresa, temeva che un’eventuale cattura del poeta suscitasse conseguenze ben peggiori di una sconfitta militare. Seppur cautamente, aveva comunque approvato le prime prove di collaudo dei velivoli. Nell’autunno del 1917, in piena crisi da disfatta di Caporetto, era però arrivato il divieto di effettuare il raid su Vienna. D’Annunzio, che aveva già considerato la possibilità di lanciare questa impresa come “avventura privata”, proseguì le prove di collaudo, sottoponendo alle fabbriche Ansaldo le criticità presentate dal velivolo prescelto, l’SVA biposto e ottenendo radicali innovazioni, compresa la famosa “seggiola incendiaria”, ovvero il posizionamento del serbatoio del carburante proprio sotto il sedile del poeta.

Perché D’Annunzio scelse un biposto? Perché di fatto D’Annunzio non era un pilota d’aerei. Non conseguì mai il brevetto da pilota e quindi, per volare, doveva avvalersi di un pilota di professione. E qui entra in gioco Natale Palli. Giovane, bello,coraggioso, pluridecorato era di fatto il miglior candidato per D’Annunzio.  Alla fine l’autorizzazione all’impresa da parte del Comando militare Supremo arrivò e Natale Palli e Gabriele D’Annunzio poterono partire con una flotta di 13 velivoli il 2 agosto. Ma la nebbia, compagna fedelissima della pianura padana, fermò l’impresa, creando non pochi problemi alla flotta, che di fatto ne uscì ridotta a 7 aeroplani monoposto e 1 biposto per il trasporto del condottiero senza brevetto.

Gabriele D’Annunzio e Natale Palli

Il 9 agosto 1918, alle 5 e 50 gli 8 velivoli si alzarono in volo. Alle 9 e 20 la flotta (che aveva perso un solo aereo)  comparve sui cieli di Vienna e lanciò 50.000 copie di un manifestino scritto da Gabriele D’Annunzio che invitava gli austriaci alla resa. Ma la prosa dannunziana si era già dimostrata poco efficace con il popolo tedesco, se non altro perchè di difficile traduzione (questo comporta inventare troppi neologismi per esempio). Alle 50.000 copie dell’intraducibile manifestino dannunziano, se ne aggiunsero così 350.000 di un più efficace scritto di Ugo Ojetti, ben tradotto in tedesco da Ferdinando Martini. Natale Palli fu così insignito della Croce di cavaliere dell’Ordine militare di Savoia.

Qualche mese dopo, nell’ottobre del 1918 e alla fine della Grande Guerra, il pilota veniva decorato della Medaglia d’oro al valor militare per la sua attività svolta in rischiosissime incursioni nei cieli della Dalmazia, dell’Istria, del Tirolo e della Carniola. La guerra era finita e si era portata via il fratello Silvio, pluridecorato pilota di caccia nella 90a Squadriglia, abbattuto dalla contraerea austriaca nei cieli di Treviso.

Il raid Padova-Parigi-Roma (Centocelle)

Natale Palli restò all’aeroporto di San Pelagio anche dopo la fine della guerra. D’Annunzio intanto pensava a nuove imprese, stimolando la voglia di avventura del suo pilota Natale Palli. Perché non lanciarsi nell’impresa di un raid Padova-Parigi-Roma, atterrando proprio al Campo di aviazione di Centocelle? Natale Palli ne fu entusiasta e dedicò molti mesi alla preparazione del volo. Le difficoltà maggiori erano rappresentati dalle Alpi e da quel Monte Bianco, che è la montagna più alta d’Europa, e dal tempo, perché l’impresa doveva essere compiuta in un solo giorno.

Natale Palli non arrivò mai a Parigi. Morì assiderato sul Mont Pourri tra il 20 e il 23 marzo. Aveva camminato per 3 ore nella neve, tentando di scendere a valle, poi si era accasciato su un fianco e lì era morto. Fu sepolto a Casale Monferrato accanto al fratello Silvio. D’Annunzio, nell’encomio, funebre che gli dedicò, disse: “Egli era una volontà di vittoria. La sua carne non era stata messa al mondo se non per servire una volontà di vittoria…..  Egli divenne un piccolo cadavere livido nel lenzuolo di neve, ma in tutta l’Alpe non v’era picco che fosse acuminato ed eccelso come la sua volontà di vittoria…”.

 

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