Comprensorio Ad Duas Lauros: le istituzioni ci sono ma non si vedono

Comprensorio Ad Duas Lauros: le istituzioni ci sono ma non si vedono

Le istituzioni ci sono ma non si vedono. Prevale fra i cittadini la sensazione che lo Stato, invitato al banchetto del paesaggio, sia seduto dalla parte sbagliata e che i processi, che portano a continui attacchi al patrimonio paesaggistico di Roma – in particolare della periferia della città – non abbiano più neppure un profilo politico ben definito, ma siano piuttosto il prodotto di un tacito assenso. Lo Stato, inteso come l’insieme degli apparati amministrativi preposti al processo di governance del territorio, dimentica sempre più spesso quanta sostanza giuridica abbia acquisito il termine paesaggio nel corso degli ultimi venti anni in Europa. Della zia Europa, dopotutto, si tende a parlare solo quando fa i capricci e non ci passa sotto il tavolo la mancetta. Di quella vecchia zia burbera le istituzioni, preposte alla tutela e alla organizzazione del territorio, dimenticano le molte raccomandazioni (che dovremmo chiamare Convenzioni) pronunciate prima a Firenze, poi a Faro con cui prima si è definita l’autonomia culturale del paesaggio, inteso come valore meritevole di un suo riconoscimento giuridico (Firenze 2000) e si è poi individuata la partecipazione delle comunità presenti sui territori come soggetti attivi nella costruzione dell’identità del paesaggio e nel riconoscimento e nella tutela del patrimonio comune (Faro 2011). Dimentica lo Stato, come fa Giacinto, il nipote dissoluto delle sorelle Pintor, nella Sardegna di Grazia Deledda arsa dal sole e governata dal potere di chi detiene la terra.

Quanto sta accadendo in questi ultimi tempi nel territorio del Comprensorio Archeologico ad Duas Lauros potrebbe essere un ottimo argomento per un romanzo di fine Ottocento, dove la lotta fra padroni e povera gente si traduce nello scontro fra il potere dell’interesse privatistico – che guarda al proprio profitto e ha una visione del paesaggio come strumento per il proprio tornaconto – e il desiderio di quella cittadinanza di vedersi finalmente riconosciuto il diritto ad essere ascoltata nei suoi bisogni e a partecipare allo sviluppo del proprio territorio e alla sua governance. Fra i due litiganti le istituzioni dove sono? Forse sarebbe più corretto domandarsi: dove dovrebbero stare? Perché, a dispetto di quanto si possa credere, le istituzioni ci sono, ma, almeno agli occhi della cittadinanza, non si vedono. Prima di tutto sono negli uffici regionali, comunali e (almeno fino alla soppressione) provinciali. Siedono dietro le proprie scrivanie, promuovono conferenze di servizi, autorizzano licenze, firmano permessi e molte delle cariche istituzionali, svolgono questo compito, come è giusto, nel duplice ruolo di amministratori dello Stato e di politici.

In barba al riconoscimento del Comprensorio Archeologico ad Duas Lauros come paesaggio vincolato e soggetto a tutela pubblica, negli ultimi anni l’interesse dei privati ha dato un gran da fare alle istituzioni preposte alla governance di questo territorio. Un da fare che si è tradotto in nuovi supermercati, nuovi edifici, parcheggi, spianate di cemento, viabilità confuse. Seguendo il sogno americano è comparso persino un grattacielo nello skyline della Marranella. A chi si domanda se lo strapotere del privato sia così assoluto e potente da permettere ad esso ogni cosa, sarebbe bene ricordare che nulla di quello che è elencato è frutto di abuso della legge. Certo, saremmo più sereni se potessimo pensare che Tor Pignattara o Centocelle o Villa Gordiani o il Pigneto fossero l’ottocentesca New York in cui si fronteggiavano le gang rivali nel film di Martin Scorsese. Qui i riflettori non sono tanto sulla lotta fra i privati che vogliono conquistare pezzetti di territorio per assoggettarlo al proprio profitto; i riflettori sono sullo Stato che c’è, ma che i cittadini non riescono a vedere.

E non lo vedono perché non è dalla loro parte. E’ tramontato dal dibattito pubblico sul paesaggio sia come soggetto istituzionale che politico (eccetto pochi rappresentanti s’intende, ma questo va comunque riconosciuto), per seguire la logica del “se la legge lo consente allora è possibile”, per evitare sempre di più lo scontro con il potere dell’interesse privato. Le istituzioni appaiono assenti non perché non ci sono, ma perché agiscono contro gli interessi della cittadinanza, della collettività che dovrebbero rappresentare e tutelare, ma che preferiscono non riconoscere come controparte nel dialogo pubblico sul paesaggio.

Il territorio del Comprensorio Archeologico ad Duas Lauros ha una lunga tradizione di scontro fra cittadinanza e interessi privati. Ma ha anche alle spalle una lunga tradizione di dialogo costruttivo con le istituzioni e le organizzazioni politiche cattoliche e di sinistra. Ma la sensazione che oggi si avverte fra i cittadini è che questa lunga tradizione di dialogo costruttivo sia messa in discussione da due fattori importanti, che si sono manifestati negli ultimi anni: il declino e lo scollamento delle organizzazioni politiche cattoliche e di sinistra sul territorio e l’invisibilità delle istituzioni locali di fronte alle esigenze di tutela, conservazione e valorizzazione del paesaggio urbano del comprensorio.

All’indomani del 25 aprile la cittadinanza si è ritrovata a dover denunciare nuovi attacchi al paesaggio: pezzi di verde pubblico sottratti da privati, patrimoni naturali rimessi in discussione, patrimoni artistici e storici devastati dall’incuria e dall’assenza di servizi, nuove cementificazioni. E ci si domanda quanto quelle istituzioni, che pure hanno partecipato con tanto entusiasmo ed emozione alle celebrazioni e hanno incontrato i cittadini nei luoghi simbolo della costruzione dei valori della nostra Costituzione democratica – siano del tutto incapaci di trasformare in realtà politica e istituzionale quotidiana quei valori democratici, di partecipazione, di solidarietà sociale, di promozione del benessere della cittadinanza, facendosi volàno dell’attacco al territorio e dello scempio al paesaggio inteso come equilibrio fra interesse privato e benessere comune.

Stefania Ficacci
Responsabile Tecnico Scientifico dell’Ecomuseo Casilino ad Duas Lauros

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