Guido Borgioni, perugino, classe 1893, è un reduce pluridecorato della Grande Guerra ma anche un confinato politico; è annoverato tra gli antifascisti per aver dichiarato in pubblico, nel 1931, frasi sconvenenti contro il Governo fascista che sono punite con un confino di un anno a Nuoro e ritenuto elemento pericoloso fino al 1940. Da allora la questura di Roma lo inserisce in una lista di persone “da arrestare in determinate circostanze”, sorvegliandolo costantemente e aprendo un fascicolo personale a suo nome in cui vengono annotati per oltre dieci anni tutti i suoi spostamenti e atteggiamenti verso il Regime.

A partire dalle giornate successive all’armistizio del settembre 1943 e per i successivi tre mesi dell’occupazione nazifascista della Capitale, i vari gruppi partigiani romani moltiplicano gli attacchi militari contro le truppe tedesche. Le azioni sono talmente numerose ed efficaci da portare il capo della Polizia della Repubblica Sociale Italiana, Tullio Tamburini, a pensare che tutto faccia parte di un piano preordinato dei ribelli presenti in Città. Il 19 dicembre 1943, il questore di Roma Erminio Roselli, seguendo le direttive di Tamburini, invia a tutti i dirigenti dei Commissariati romani un lungo elenco di oppositori politici che il regime sorveglia da anni. E’ una lista di persone da arrestare. Tra coloro che nella stessa giornata finiscono nelle maglie della rete della polizia politica c’è anche Guido Borgioni che vive con la moglie Loreta Lolli in una palazzina di periferia in via Tor De Schiavi 129, a Centocelle.

Il 23 dicembre 1943, probabilmente non soddisfatto per il numero dei fermi già effettuati e per compiacere i nazisti che occupano Roma, il vicecapo della Polizia della RSI, Eugenio Apollonio, dirama l’ordine di rastrellare anche pregiudicati, sovversivi, disoccupati ed elementi antisociali come risposta alle azioni dei ribelli.

Il 4 gennaio 1944, oltre 300 “indesiderabili”, fra cui anche ebrei, vengono fatti partire dallo scalo Tiburtino verso il campo di concentramento di Mautahusen. A conflitto mondiale terminato, pochissimi sono i superstiti del “Trasporto” a tornare a casa, la maggioranza di loro vengono assassinati in Germania fra cui Guido Borgioni.

Il 2 agosto 1944 Guido venne ucciso nel Castello di Hartheim, nei pressi della città di Linz, non lontano dal campo di concentramento di Mauthausen.

Fonte: La ricerca è stata curata dallo storico Riccardo Sansone, autore della relazione per il conferimento della Medaglia d’oro al Valor civile al quartiere romano di Centocelle.

Per un approfondimento delle vicende legate alla deportazione del 4 gennaio 1944, rimandiamo al saggio “𝐸𝑙𝑒𝑚𝑒𝑛𝑡𝑖 𝑖𝑛𝑑𝑒𝑠𝑖𝑑𝑒𝑟𝑎𝑏𝑖𝑙𝑖. 𝑆𝑡𝑜𝑟𝑖𝑒 𝑒 𝑚𝑒𝑚𝑜𝑟𝑖𝑒 𝑑𝑖 𝑢𝑛 𝑡𝑟𝑎𝑠𝑝𝑜𝑟𝑡𝑜 𝑎 𝑅𝑜𝑚𝑎-𝑀𝑎𝑢𝑡ℎ𝑎𝑢𝑠𝑒𝑛 1944” di Eugenio Iafrate e a cura di Elisa Guida, promosso dall’ ANED – Associazione Nazionale ex Deportati nei Campi nazisti. Chillemi Edizioni. 

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