Strada istituita con Delibera del Consiglio Comunale n°770 del 24.07.1950.

Ugo Niutta nacque a Napoli il 20 dicembre 1880, nipote dell’ex ministro e senatore Vincenzo Niutta, che però non conobbe perchè era morto tredici anni prima all’età di 65 anni. Figlio della marchesa Elisa Positano di Marescotti aveva studiato per diventare ingegnere navale. Allo scoppio della prima guerra mondiale Ugo Niutta si ritrovò invece mobilitato come sottotenente di completamento e assegnato, il 25 marzo 1916, all’11a Squadriglia di ricognizione e combattimento  presso il Campo di aviazione di Comina, a Pordenone.

Pochi mesi di attività fino a quel fatale 3 luglio 1916, quando fu ucciso dall’artiglieria di terra austriaca volando a bassa quota su Borgo Valsugana, in Trentino. Quella di Niutta e del compagno di viaggio Cesare Franceschini era una delle consuete, rischiose, ricognizioni sulle posizioni nemiche oltre il fronte italiano. Si superava la terra di nessuno, si entrava nello spazio aereo nemico e ci si abbassava sulle linee nemiche e sui borghi di retrovia. Durante la ricognizione del 3 luglio, due aerei austriaci contrastarono dapprima Ugo Niutta in volo, uccidendo il compagno Cesare Franceschini. Ugo Niutta tentò di tornare verso Pordenone, volando però a bassa quota per evitare di incontrare nuovamente gli aerei nemici. Fu colpito dall’artiglieria di terra e precipitò perdendo la vita.  Il 19 aprile 1917 Niutta fu insignito della Medaglia d’oro al valor militare alla memoria.

Nel 1921 l’Aeroporto militare Campo di Marte a Napoli, venne intitolato a Ugo Niutta. Ma oggi l’aeroporto è conosciuto con il nome di Capodichino. Un’epigrafe, posta sul monumento dedicato a Ugo Niutta nel 1959, lo ricorda così:

“Pilota di aeroplano, durante una ricognizione aerea nelle linee avversarie, incontrati due velivoli nemici li aggrediva ripetutamente, costringendone uno a precipitosa discesa. Attaccato, in condizioni svantaggiose, dall’altro, sostenne con indomito ardire la lotta. Essendo stato colpito a morte l’osservatore, nell’impossibilità ormai di continuare l’impari lotta, sorvolando a bassa quota le trincee nemiche e sfidando con indomita fierezza il fuoco delle mitragliatrici, tentò di guadagnare le nostre linee. Colpito a morte egli stesso e perduta ogni conoscenza, andava con l’apparecchio contro un banco roccioso e vi lasciava gloriosamente la vita”.

Monumento presso il piazzale principale dell’aeroporto di Napoli Capodichino. 1959

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