Indirizzo
Via Casilina 769
GPS
41.876120124269, 12.557506842671
Il cosiddetto Ipogeo di Vigna Cellere fu scoperto casualmente nel 1938 durante gli scavi per l’apertura di una cantina da parte della famiglia Del Grande. Si tratta di un sepolcro familiare di epoca costantiniana.
Il sito si trova in prossimità dell’attuale incrocio tra via Casilina e viale della Primavera, in corrispondenza alla Villa Cellere (già Vigna del Grande), ed è costituito da una galleria sotterranea lunga circa 30 metri, orientata Nord-Sud, alle cui estremità si trovano gli accessi. All’uscita nord è ancora visibile un edificio a pianta quadrata, pesantemente rimaneggiato, che doveva presumibilmente fungere da vestibolo ed è databile alla prima metà del IV secolo.
Il sepolcro è scavato nel banco di tufo e le pareti sono parte rivestite di opera listata, nella galleria principale si aprono sei cubicoli e quattro gallerie cimiteriali, simmetricamente disposti. In tutti gli ambienti è presente un pavimento a mosaico a scacchiera bianca e nera, alternata all’altezza degli incroci, con quattro riquadri musivi policromi uno dei quali raffigurante un uccello con un rametto d’ulivo nel becco e altri due con disegni geometrici. La pareti sono decorate invece ad intonaco dipinto.
L’organizzazione strutturale delle stanze e dei corridoi fa pensare che l’ipogeo potesse essere destinato a più nuclei familiari, mentre è possibile che fossero destinati a schiavi e/o dipendenti i loculi delle gallerie (principali, minori e delle scale).
Quando fu scoperto l’ipogeo era già pesantemente compromesso: invaso dal fango e devastato in antico. Al tempo lo si ritenne legato alla Catacomba dei Santi Marcellino e Pietro (Visconti, 1942; Marchi, 1844-47). Di recente fu ulteriormente danneggiato dall’uso come rifugio antiaereo durante la seconda guerra mondiale. Se è certa la funziona cimiteriale, non è invece possibile determinare il proprietario del complesso a causa delle antiche spoliazioni.
Allo stesso tempo non è possibile determinare l’ipogeo fosse pagano, cristiano o altro. Secondo Mario Santa Maria l’ipogeo (“quasi sicuramente”) non è cristiano, in quanto non vi è evidenza di riferimenti (musivi, strutturali, etc.) che rimandano con certezza alla tradizione cristiana. Sia il sistema decorativo, sia la configurazione degli spazi per le sepolture non danno indicazioni chiare. Per esempio, anche la colomba con un rametto tra le zampe raffigurata in uno dei riquadri musivi, che tendenzialmente farebbe protendere per una natura cristiana del sito, in realtà presenta nell’oggetto e nello stile delle sensibili difformità rispetto all’iconografia classica. Allo stesso modo l’uso della sepoltura nei loculi laterali delle gallerie non può essere considerata uno specifico della tradizione cristiana in quanto era spesso in uso presso ipogei pagani nel periodo a cui il bene viene riferito (III e nel IV secolo d.C.).
L’ipogeo è attualmente gestito dalla Pontificia Commissione di Archeologia Sacra.
Questa scheda è stata sviluppata nel contesto delle iniziative di community engagement del progetto E.P.ART Festival 2021
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