Strada istituita con Delibera del Regio Commissario di Roma n°18 del 13.01.1925 “Zona ove sono ricordati i gloriosi eroi della nostra Aeronautica”. Delibera del Governatorato di Roma del 1.01.1933.

Giovanni “Giannino” Ancillotto nacque in una ricca famiglia di proprietari terrieri di San Donà di Piave, in Veneto, il 15 novembre 1896. Quattro mesi dopo l’entrata dell’Italia nella prima guerra mondiale, Ancillotto si arruolò come volontario nel Corpo aeronautico militare e si iscrisse alla scuola di volo di Cameri, ottenendo il brevetto da pilota l’anno successivo, appena in tempo per partecipare alla controffensiva italiana in Trentino. Nel luglio del 1916 fu trasferito sul medio Isonzo, dove operò come pilota osservatore, e nella tarda estate del 1917 fu trasferito ad Aiello in Friuli, dove iniziò le sue azioni di caccia armato razzi Le Prieur, contro i palloni frenati austro-ungarici noti come “Drachen” (Draghi), ottenendo numerose vittorie a Levada (Ponte di Piave), San Polo di Piave e a Rustignè.

Contro i “draghi austriaci”

I drachenballon  – palloni frenati – comparirono sugli scenari di guerra europei già nell’Ottocento, come mezzi militari di osservazione. Sono di fatto gli antesiniani dei droni di oggi. Per consentirle il volo era necessario l’impiego fino a 53 persone e, una volta decollati, erano ben difesi sia in aria che da terra. Per questa ragione le imprese dei “cacciatori italiani di draghi” erano ritenute altamente pericolose. Tra il 30 novembre e il 5 dicembre 1917, proprio nel periodo successivo alla disfatta di Caporetto, ne abbattè 3, in un caso addirittura lanciandosi contro il pallone aerostatico e perforandolo e attraversando indenne la nuvola di idrogeno sul suo biplano Nieuport 11. Il 3 marzo 1918 fu decorato con la Medaglia d’oro al valor militare per l’impresa compiuta a Rustignè di Oderzo, il 5 dicembre 1917, ottenendo anche la consacrazione dell’opinione pubblica grazie alla copertina de La Domenica del Corriere disegnata dal famoso Achille Beltrame, mentre Gabriele D’Annunzio coniò per lui il motto “Perficitur Igne” ovvero “All’Ala incombustibile”. A guerra conclusa gli furono riconosciuti 11 abbattimenti.

Copertina di Achille Beltrame dedicata a Giannino Ancillotto

Il Raid Roma-Varsavia e l’impresa di Fiume

Con la fine della guerra Giannino Ancillotto non abbandona l’amore per il volo. Già nel marzo del 1919 fu impegnato con il primo volo Roma-Trieste, partendo dall’Aeroporto di Centocelle. Nel settembre del 1919, sempre dal Campo di Centocelle, Ancillotto partiva per il raid Roma-Varsavia, consegnando al governo Polacco un messaggio del governo italiano. Il viaggio durò 7 ore, senza soste intermedie e coprì una distanza di oltre 1000 chilometri. Subito dopo Ancillotto raggiunse Fiume, dove Gabriele D’Annunzio lo avrebbe nominato legionario.

Rimasto a Fiume per un anno, nel 1921 Ancillotto volò addirittura oltreoceano, in Perù, chiamato per essere testimonial dell’aeronautica nazionale peruviana e dove compì l’atterraggio alla quota più alta (4.330 metri) a Cerro de Pasco, sulle Ande. La fama di Ancillotto  divenne mondiale e superò anche quella di molti eroi morti nella Grande Guerra, incalzata forse solo da quella di Francesco Baracca.

Strano il destino riservato a questo pilota. Morì in un incidente stradale il 18 ottobre 1924, vicino Caravaggio, mentre si recava ad un raduno di Medaglie d’Oro. Il suo corpo riposa nel cimitero di San Donà di Piave, mentre nella piazza centrale della cittadina troneggia il monumento all’aviatore, costruito dal regime fascista attraverso una sottoscrizione nazionale e con il cospicuo finanziamento del governo peruviano.

 

Le azioni contro i palloni frenati che nella prima guerra mondiale servivano come osservatorio per l’artiglieria erano considerate molto pericolose, perché si trattava di obiettivi fortemente difesi dalla contraerea e protetti in vari modi. In uno di questi scontri il pilota veneto si lanciò in picchiata contro un pallone austro-ungarico, perforandolo. Il mezzo d’osservazione esplose e l’aviatore ne attraversò la nuvola di idrogeno incendiata uscendo miracolosamente indenne. Per questa impresa venne decorato con la medaglia d’oro al valor militare, il che gli procurò la celebrità nazionale, tanto che Achille Beltrame lo raffigurò su una copertina della Domenica del Corriere nell’atto di distruggere l’aerostato Molte delle vittorie conseguite da Ancillotto avvennero a bordo di un caccia biplano Nieuport 11: celebre fu quella della notte del 24 luglio 1918, quando riuscì in una sola sortita ad abbattere due aeroplani nemici.[1] Tornato a San Donà di Piave, scoprì che la villa della sua famiglia era diventata base di un comando e di un osservatorio nemico. Dopo che fu dato l’ordine di distruggerli, Ancillotto volle essere egli stesso ad eseguire la missione, bombardando a bassa quota la sua abitazione. Al termine del conflitto gli furono confermati 11 abbattimenti, entrando quindi nel novero dei dieci principali assi dell’aviazione italiana. Dopo la fine della guerra, l’11 settembre 1919 Ancillotto effettuò il raid Roma-Varsavia partendo dall’Aeroporto di Roma-Centocelle con un biplano S.V.A. 5 Ansaldo. Al pilota fu affidato il compito di consegnare un dispaccio ufficiale al presidente della neonata repubblica polacca, Ignacy Jan Paderewski. Il tragitto durò sette ore; oltre 1.000 km senza tappe intermedie. Il 12 settembre Gabriele D’Annunzio entrò a Fiume; Ancillotto lo raggiunse, partecipando all’impresa e diventando così legionario. La sua permanenza a Fiume durò per oltre un anno. Successivamente Ancillotto giunse in America Meridionale, dove operò per diffondere l’industria aeronautica nazionale. Il 2 maggio 1921, pilotando un Ansaldo A.1, compì l’atterraggio alla più alta quota sino ad allora mai raggiunta (4.330 metri), nella città peruviana di Cerro de Pasco. A seguito di quest’impresa arrivarono copiose medaglie e riconoscimenti come il titolo onorifico di “Grande Aviatore Mondiale“. Successivamente operò in Somalia, sempre compiendo voli a fini pacifici. Tornato in Italia, morì il 18 ottobre 1924Caravaggio in un incidente stradale, mentre si recava ad un raduno di medaglie d’oro. La salma fu sepolta nel cimitero di San Donà di Piave. Pochi anni dopo la morte di Giannino Ancillotto, con i fondi ricavati da una sottoscrizione nazionale (alla quale contribuì il governo peruviano con 30.000 lire su un costo totale di 52.000), fu innalzato un monumento alla sua memoria a San Donà di Piave.

Fonte Wikipedia.com

L’opera, progettata dall’architetto Pietro Lombardi, fu inaugurata il 15 novembre 1931 alla presenza del ministro dell’aviazione Italo Balbo e del segretario del Partito Nazionale Fascista Giovanni Giuriati. Inoltre ad Ancillotto fu dedicato inizialmente l’aeroporto di Treviso (attualmente intitolato ad Antonio Canova), inaugurato il giorno 21 settembre 1938 da Benito Mussolini. Gli sono state intitolate vie in diverse città italiane, tra cui Roma, Mestre.

 

 

 

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