Indirizzo
Via Casilina 769
GPS
41.875608690682, 12.557445206864
Il cosiddetto Ipogeo di Vigna Cellere fu scoperto casualmente nel 1938 durante gli scavi per l’apertura di una cantina da parte della famiglia Del Grande. Si tratta di un sepolcro famigliare di epoca costantiniana.
Il sito si trova in prossimità dell’attuale incrocio tra via Casilina e viale della Primavera, in corrispondenza alla Villa Cellere (già Vigna del Grande), ed è costituito da una galleria sotterranea lunga circa 30 metri, orientata Nord-Sud, alle cui estremità si trovano gli accessi. All’uscita nord è ancora visibile un edificio a pianta quadrata, pesantemente rimaneggiato, che doveva presumibilmente fungere da vestibolo ed è databile alla prima metà del IV secolo.
Il sepolcro è scavato nel banco di tufo e le pareti sono parte rivestite di opera listata, nella galleria principale si aprono sei cubicoli e quattro gallerie cimiteriali, simmetricamente disposti. In tutti gli ambienti è presente un pavimento a mosaico a scacchiera bianca e nera, alternata all’altezza degli incroci, con quattro riquadri musivi policromi uno dei quali raffigurante un uccello con un rametto d’ulivo nel becco e altri due con disegni geometrici. La pareti sono decorate invece ad intonaco dipinto.
Quando fu scoperto l’ipogeo era già pesantemente compromesso: invaso dal fango e devastato in antico. Al tempo lo si ritenne legato alla Catacomba dei Santi Marcellino e Pietro (Visconti, 1942); Marchi, 1844-47). Di recente fu ulteriormente danneggiato dall’uso come rifugio antiaereo durante la seconda guerra mondiale.
Non è stato possibile determinare il proprietario del complesso, date le antiche spoliazioni ma è certa la sua funzione funeraria. Mario Santa Maria ritiene (“quasi sicuramente”) che l’ipogeo non fosse cristiano. Infatti, ad eccezione della colomba raffigurata in uno dei riquadri musivi, nessun segno è chiaramente riferibile alla religione cristiana, mentre la sepoltura nei loculi laterali delle gallerie era spesso usata, nel III e nel IV secolo, anche dai pagani.
L’ipogeo è attualmente gestito dalla Pontificia Commissione di Archeologia Sacra.
Questa scheda è stata sviluppata nel contesto delle iniziative di community engagement del progetto E.P.ART Festival 2021
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